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domenica 2 novembre 2014

Mediterraneo, scenari politici ed economici, e rapporti Italia - Dibattito Convegno Milano, Ispi Istituto per gli studi di politica internazionale

Convegno ISPI-Istituto per gli Studi di Politica Internazionale  sugli scenari politici ed economici di Mediterraneo e Medio Oriente.



ITALIA, INTERSCAMBIO FORTE (55 mld) MA IN CALO (-11%)



Negli ultimi quattro anni gli eventi nel sud del Mediterraneo e in Medio Oriente hanno profondamente modificato gli equilibri regionali.

Dal Nord Africa fino al Golfo, un arco di instabilità collega più crisi sub-regionali, che stanno alterando l'ordine in Medio Oriente e mettendo in discussione l'esistenza stessa degli stati e dei confini creati quasi un secolo fa.

Un convegno ISPI svoltosi a Milano, mettendo a confronto esperti provenienti, tra gli altri, dal Dartmouth College (Hanover, USA), Università di Cambridge ed Exeter, Chatham House (Londra), Institute for National Security Studies (Tel Aviv), European Union Institute for Security Studies (Parigi), ha esplorato l'impatto delle nuove dinamiche nell'area, per prevedere come queste influiranno sul nuovo (dis)ordine regionale, tenendo conto del ruolo e dell'interesse di nuovi e vecchi attori.


Il Marocco, dove il sovrano ha avviato un processo di riforme all'indomani della cosiddetta Primavera araba, prosegue nel suo percorso di consolidamento, segnando una direzione peculiare all'interno del mondo arabo.

In Giordania, sulla scia dell'esperienza marocchina, la monarchia hashemita sembra in grado di assicurare tenuta e stabilità, partecipando, sul piano internazionale, alla coalizione antijiadista Is.

In Tunisia, con la vittoria dei laici alle recentissime elezioni, il percorso di transizione democratica prosegue nonostante difficoltà e tensioni.

L'Egitto è impegnato nello stabilizzare il suo sistema politico e sociale, nonostante le preoccupazioni per la difficile situazione economica e le tensioni – con conseguenti sanguinose repressioni – con i militanti della Fratellanza musulmana.

Sul versante delle crisi e dei conflitti, le guerre civili in Iraq e Siria, i periodici massacri nella striscia di Gaza sono tra le più evidenti manifestazioni della più ampia spirale di tensioni e conflittualità che sta avvolgendo il Medio Oriente, con l'affermarsi del feroce autoproclamato Stato islamico o Califfato.

Infine, la situazione in Libia ben rappresenta la difficoltà della transizione  inaugurata dalla caduta del dittatore Muhammar Gheddafi.

Il quadro economico.

Prima che si aprisse la lunga fase di turbolenza originata dalla crisi finanziaria internazionale, i Paesi della sponda sud del Mediterraneo registravano tassi di crescita del Pil sostenuti: 5,5% medio dal 2004 al 2008.

Oggi il quadro economico appare estremamente variegato, con una media, nel 2013, di più 2,3% del Pil.

L'Europa resta il principale partner commerciale, con una quota di oltre il 51% dell'interscambio totale.

Nel 2013 l'Italia ha scambiato con i Paesi del Mediterraneo circa 55 miliardi di euro, in calo di oltre l'11% sul 2012.

Si importano prevalentemente prodotti energetici e si esportano gli stessi raffinati, prodotti minerari, apparecchi elettrici, infrastrutture, comunicazioni, tessile e moda.

Sono circa 940 le aziende italiane presenti nei Paesi mediterranei, operanti per lo più nei settori dell'energia e della raffinazione petrolifera, del tessile e della moda, delle infrastrutture e delle costruzioni.

Tra i nomi più rilevanti Eni, Enel, Edison, Snam, Finmeccanica, Alenia, Fiat, Piaggio, Iveco, Pirelli, Magneti Marelli, Cementir, Italcementi, Ferrovie dello Stato, Ansaldo, Alcatel, Telecom, Tiscali, Benetton, Zegna, Marzotto. Tra le banche UniCredit, Mps, Bnl, Assicurazioni Generali.



Foto:
- Achille Colombo Clerici pres.  Istituto Europa Asia IEA

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