A s s o e d i l i z i a
IL CATASTO TERESIANO
di Benito Sicchiero
E’ NATO A MILANO IL LEGGENDARIO CATASTO DI MARIA TERESA
L’architetto Roberto Revolti, Dirigente del Servizio Catasto di Trento, illustra un aspetto poco noto della storia dell’istituto che ancora oggi fa riferimento alle normative dell’impero austroungarico.
Raramente, come oggi, la parola Catasto è al centro del dibattito e della preoccupazione di milioni di italiani: infatti la sua riforma potrebbe portare a un aumento delle tasse sulla casa dal 60 ad oltre il 200%, anche se il governo si affanna ad assicurare che, alla resa dei conti, ci sarà invarianza del gettito fiscale. Ma alle favole la grande maggioranza non crede più.
L’attenzione accesa sul Catasto da questa infausta circostanza ha portato alla riscoperta che in Italia coesistono attualmente due sistemi di pubblicità immobiliare: da una parte la trascrizione nelle vecchie province, improntata alla legislazione francese; dall’altra il Libro fondiario o Tavolare, in vigore nelle province di Trento, Bolzano, Trieste, Gorizia ed in alcuni comuni delle province di Udine, Brescia, Belluno e Vicenza. Il Libro fondiario si è “impiantato”, vale a dire, è nato sulla scorta dei dati (mappe e protocolli) presenti nel Catasto fondiario di Francesco I° d’Austria, stabilito con patente sovrana nel 1817, successore del leggendario Catasto di Maria Teresa d’Austria o Catasto Carlo VI.
Ne parlo con il Dirigente del Catasto della Provincia Autonoma di Trento arch. Roberto Revolti, fisicamente e culturalmente tutto il contrario del burocrate, così come l’edificio che ospita il Catasto è luminoso e razionale.
Trentino, laureato a Venezia, coniugato e con un figlio ingegnere, sportivo, Revolti riesce a rendere appassionante un tema che, di suo, non fa certo aumentare la pressione: ma da subito fa capire una profonda differenza tra due culture, quella italiana e quella mitteleuropea. Di qua una procedura più semplificata, ma che può, in teoria, prestarsi a possibili irregolarità (come vendere nello stesso giorno un appartamento a due persone diverse, ad esempio); di là una procedura più complessa ma rigorosa che rende impossibili giochetti di qualsiasi tipo.
Una curiosità: questo fondamentale passo verso la modernizzazione ha come prodromo l’esperienza di Catasto “innovativo” che prese avvio quasi tre secoli or sono proprio da Milano.
Il Catasto Teresiano o Catasto "Carlo VI" fu una grandiosa operazione di censimento di tutte le proprietà fondiarie del Ducato di Milano compiuto in quasi cinquant'anni, dal 1718 al 1760.
Carlo VI ancora nel 1718 nominò una commissione di lavoro composta da funzionari di origine non milanese per la costruzione del nuovo sistema. Fino ad allora le rilevazioni dei beni, case, terreni, boschi, eccetera erano affidate agli stessi proprietari, con quali risultati di obiettività è facile immaginare. I rilievi furono in gran parte realizzati tra gli anni 1722 e 1723, ma il complesso lavoro di restituzione grafica e di formazione e correlazione dei registri immobiliari, oltre a successive interruzioni per cause politiche, procrastinarono l'entrata in vigore del Catasto al 1760, sotto il governo dell'Imperatrice Maria Teresa. Esso viene definito Catasto geometrico particellare, fatto che per l'epoca costituì una vera e propria innovazione, grazie anche alle attente misurazioni eseguite anche delle più piccole proprietà, che venivano rappresentate in ogni loro minima parte: per ognuna di esse veniva indicato il proprietario, la destinazione di coltura e la stima. Sulla base di queste valutazioni, veniva stabilito l'imponibile per ogni contribuente.
Come detto, a questo Catasto di portata limitata (il Censo milanese) seguì, cinquant’anni dopo, la ben più grande opera del Catasto fondiario franceschino. Il rilevamento alla base del Catasto austriaco fu effettuato per triangolazioni in parte basate sulla rete geodetica sviluppata dall'Istituto Geografico dell'esercito imperiale, per un'estensione di circa 300.000 km².
Il Trentino faceva parte di un’area che comprendeva il Tirolo e il Voralberg. Per compiere i rilevamenti il territorio fu suddiviso in 7 sistemi autonomi zonali, ciascuno con un proprio sistema di coordinate piane ed un suo vertice trigonometrico. La triangolazione nei primi tre ordini raggiunse una densità in foglio di tre vertici per miglio quadrato, mentre la triangolazione in quarto ordine fu eseguita con la tavoletta pretoriana, strumento perfezionato dal matematico di corte Marinoni, graficamente, su fogli a scala 1: 14.400.
Per ognuna delle 20 sezioni di foglio di mappa, furono determinati 3 vertici grafici, raggiungendo i 57 punti di appoggio per miglio quadrato. Il foglio generale era riferito come unità di misura al miglio austriaco (pari a 4.000 Klafter, o in italiano, tese), che equivale a 7.585,94 metri ed ogni foglio di triangolazione aveva l'ampiezza di un miglio austriaco, ma per praticità suddiviso in 20 sezioni.
Ciascuna sezione copriva la rappresentazione di una larghezza reale di 1.000 Klafter (1.896,48 m) ed un'altezza reale di 800 Klafter (1.517,19 m), in un piano di proiezione nel quale l'asse delle ascisse ha direzione positiva verso Sud e quello delle ordinate verso Ovest. La scala adottata fu 1:2.880.
Ogni mappa rappresenta una estensione pari a 288 ettari (= 500 jugeri). La si compila col metodo detto "a perimetro aperto", ma per zone di intenso frazionamento (ad esempio alcuni centri urbani), sono state realizzate "isole" a stralcio in scala 1:1440. Con l'introduzione del sistema metrico decimale tutte le misure ed i riferimenti, in precedenza ordinati sul Klafter, sono stati convertiti.
Dopo il passaggio all’Italia, alla fine della prima Guerra mondiale le città fino ad allora dominate dall’Austria mantennero il vecchio ordinamento tavolare e catastale. Nel 1932, in vigore si disponeva testualmente: "Poiché nelle Terre Redente vige l'Istituto del Libro Fondiario (Tavolare), che non esiste nelle altre province del Regno e poiché il Catasto vi è strettamente collegato e ne forma anzi un necessario complemento, la conservazione del Catasto, nelle Terre Redente, deve essere fatta seguendo la legislazione ex-austriaca” .
Ad ogni Ufficio catastale corrisponde un Ufficio del Libro fondiario. Presso ogni tribunale e sezione distaccata di tribunale è costituito un ufficio “tavolare”, incaricato della conservazione dei libri fondiari, cui è preposto un giudice (giudice tavolare) designato dal presidente del tribunale. Ogni ufficio è competente alla conservazione dei libri fondiari riguardanti gli immobili che sono situati, in tutto o nella loro parte preminente, nella rispettiva circoscrizione. Nei territori retti a regime tavolare, la proprietà e gli altri diritti reali sugli immobili si trasferiscono e si costituiscono solo a seguito della loro iscrizione nel Libro fondiario.
Dato l’impianto a base reale del sistema tavolare, le iscrizioni dei diritti sugli immobili sono eseguibili solo nei confronti di chi le ha richieste per primo, cosicché a fronte di una doppia alienazione di uno stesso bene solo chi per primo ne richiede l’iscrizione, e la ottiene, risulterà a tutti gli effetti titolare del diritto mentre chi arriva tardi, al pari di chi non arriva mai, non potrà ottenere nessuna iscrizione nel Libro fondiario. Ciò, impedisce possibili atti disonesti (doppia vendita) con effetti propagatori come pur diversamente può avvenire nel sistema nazionale della trascrizione.
Il sistema Catasto/Libro fondiario, ora totalmente informatizzato nella sua gestione, consente di risalire facilmente a tutti gli atti connessi al completo stato giuridico, tecnico, fiscale impostato su una base reale (particelle catastali) e non meramente personali.
Ma – è la domanda – Maria Teresa buonanima farà risparmiare qualcosa ai contribuenti trentini quando arriverà la stangata della riforma del Catasto? “No, è la sconsolante risposta di Revolti, l’Istituto del Catasto fabbricati è tipicamente di provenienza italiana. Anche nella nostra provincia, pur con qualche adattamento per seguire l’impostazione del Catasto fondiario, le regole tecniche della sua formazione e gestione sono simili. La prossima revisione degli estimi catastali, una volta partita da Roma, dovrà essere recepita anche da Trento (la competenza di revisione è rimasta statale in questo caso)”.
Il passaggio da vani a metri consente di andare verso una maggiore equità: c’è però il rischio di pagare molto ma molto di più.