“Semi
di nuove economie” è stato un momento del Festival della Crescita di Milano (al
Palazzo delle Stelline il 14 ottobre 2016) che ha visto affrontare temi quali
Sharing economy, territori, condivisione, comunità, vicinanza, Social street,
nuove economie: rischi e grandi opportunità. Esprimono il proprio parere su
questi argomenti, insieme a Francesco Morace e Linda Gobbi, ideatori del
Festival della Crescita, i partecipanti all'incontro "Semi di nuove
economie": Gaetano Fausto Esposito, Fabrizio Bellavista, Cristina Pasqualini,
Nicola Zanardi, Alessandro Capelli, Adriano Facchini, Sara Atelier e Daniele
Dodaro
All’interno del Festival della Crescita di Milano,
venerdì 14 ottobre 2016 al Palazzo delle Stelline, si è tenuto l’incontro “Semi di nuove economie”, in cui si è
parlato dei ritmi della crescita felice delle economie collaborative, delle
nuove frontiere dell'industria 4.0, connessa con le realtà italiane e della Sharing economy che non può fare a meno
del locale.
Al di là delle varie interpretazioni dell'economia
collaborativa e della società connessa, il valore condiviso dalle comunità
fisiche rimane fondamentale. Centrale è poi esorcizzare le trappole della Sharing
economy, ove il nuovo si presenta a volte come una riverniciata superficiale di
meccanismi logori e obsoleti. Durante l’incontro del 14 ottobre si è trattato
di capitalismo civile, in cui si ritrova l’attenzione al sociale scavando nelle
radici dell'economia italica che risale al '700; di responsabilità sociale e di
crescita felice, di Milano come motore trainante e di Social street, si è
approfondita la costruzione di un nuovo rapporto con la città e la provincia ma
si è parlato anche della terra, quella vera con i suoi ritmi e i suoi tesori di
storia, costume e tradizioni.
Ecco, di seguito, qualche spunto sul tema emerso
dall’incontro, un think-tank
impostato su tre momenti: Pensare, Dire,
Fare.
Il
Manifesto della Crescita
Prima di passare agli interventi del 14 ottobre, riportiamo
l’inciso di Francesco Morace e Linda
Gobbi, sociologi, saggisti e ideatori del Festival della Crescita, al
termine della “quattro giorni” milanese: “...
Dei nove punti che compongono il Manifesto della Crescita, il podio va a questi
tre: coraggio, verità e onestà, che rappresentano in particolare l’eredità
spirituale del Festival”.
Durante il primo momento del convegno “Semi di nuove
economie”, Pensare, è intervenuto Gaetano Fausto Esposito (economista,
segretario generale di Assocamerestero ed autore di "C'è
qualcosa di nuovo, anzi di antico. Per un capitalismo imprenditoriale
civile") che ha dichiarato: “la
Sharing economy, cioè l’economia della condivisione, ha radici lontane, negli
albori del capitalismo, un capitalismo che aveva chiara anche la propria
valenza ‘civile’. Oggi stanno riemergendo concetti come reciprocità,
condivisione, fiducia: la Sharing economy presuppone un rapporto fiduciario e
in essa diventa rilevante il capitale di relazione, che è anche un asset
competitivo (ma ovviamente non il solo)”.
Fabrizio
Bellavista (Emotional Marketing Research Innovation Lab) ha
cucito l’incontro coordinando il flusso della conversazione: “abbiamo due grandi chance in questo
importante momento di innovazione strutturale: l’opportunità offerta dalla
condivisione come asset di un nuovo tipo di gestione globale, che può aiutarci
a fare meno errori, a individuare più velocemente i desiderata dell’utente
finale e meglio supportare la focalizzazione dei processi interni alle aziende
e la seconda opportunità ci viene dalla migliore capacità di gestione delle
contraddizioni in una duplice visione delle cose: da una parte la realtà tende
a de-materializzarsi, dall’altra cresce la domanda di interazioni fisiche.
Siamo cioè in equilibrio tra una richiesta di naturalità da una parte e la
‘Pokemon Go Philosophy’ dall’altra”.
Cristina
Pasqualini, Docente di Sociologia dei fenomeni collettivi
all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e coordinatrice
dell’Osservatorio sulle Social street, è intervenuta una prima volta affermando
che “l’economia collaborativa, che è
arrivata in Italia soltanto da pochi anni, ha alcune criticità perché nel
nostro Paese manca la cultura della condivisione; sono però molto interessanti
gli esempi di coworking e cohousing”.
Nicola
Zanardi (consigliere Ferrara Fiere) ha avuto il ruolo di
disturbatore dell’incontro e ha dichiarato: “la
Sharing economy è un’economia di modernità ma non si capisce a chi giova. A mio
avviso è necessario un atteggiamento molto attento e critico: in ultima
analisi, interessa infatti ai poteri forti ed è un elemento di conservazione,
che distrugge contemporaneamente il lavoro e crea disoccupazione. Il potere si
è accentrato ancora di più in mano a pochi… Di che democrazia stiamo parlando?”.
Alessandro
Capelli, CSR Manager Altavia, ha espresso la propria
opinione nel momento del convegno dedicato al Dire, cioè al comunicare e ha affermato: “la crescita è felice soltanto se è giusta ma oggi le cose non stanno
così perché la ricchezza è mal suddivisa. C’è da riflettere su cosa sia
veramente sharing: il concetto si riferisce infatti a qualcosa che avvantaggia
molti. Oggi le aziende stanno facendo una profonda riflessione e guardano
all’eticità della produzione e alla trasparenza; la comunicazione delle
imprese, infatti, se vuole reggere sul tempo medio, deve avere alla base un
racconto credibile, etico e trasparente”.
Adriano
Facchini (founder Civiltà della Qualità), partecipante allo
step del Fare del convegno “Semi di
nuove economie”, ha approfondito il tema della condivisione: “cooperare è importante come coinvolgere e
emozionare. Ho fondato, fin dal 1989, una rete relazionale in cui il ruolo
principale lo ricopre il volontariato. Le relazioni sono infatti un patrimonio
che fa nascere creatività e innovazione e tutte le iniziative basate su queste
sono laboratori straordinari per ripartire”.
Cristina Pasqualini, nel suo secondo intervento, ha
sottolineato come “siamo globalizzati e
interconnessi attraverso relazioni virtuali ma abbiamo anche bisogno di
rapporti concreti; Bauman parlava infatti di solitudine del cittadino globale:
dobbiamo perciò ridare attenzione al locale. Per rigenerare la socialità nei luoghi
esistono le Social street: improntate all’economia del dono, possono avere
ricadute economiche. Nate come primo esperimento a Bologna nel 2013, ad oggi
sono 453 in Italia e nel mondo; solo a Milano sono 73, di cui 10 non attive e
altre 18 site in periferia, con l’impegno di rigenerarla”.
Sara
Atelier di NoLo, Project Director nel campo Exhibition e
Retail, ha partecipato con Daniele
Dodaro, founder di Squadrati, al convegno pomeridiano (e ai successivi
momenti by night) e ha organizzato in particolare, in collaborazione con la
Sagra dell'Ortica di Malalbergo, la CenaOrtica, arte e musica, a cura appunto
di “NoLO Social District”. I due hanno spiegato come hanno fondato il social
district NoLo (Nord Loreto), il cui gruppo in Facebook ha “1.700 iscritti ed è riservato ai residenti; interessa infatti un
nucleo attivo e non i grandi numeri. Fare parte di una comunità significa trovare
le identità di luogo. Le Social street sono un ritorno al borgo attraverso
l’unione e la coesione e favoriscono la nascita di progetti sociali”.
Nicola Zanardi ha ribadito in conclusione che “oggi il terziario vede una forte
disoccupazione; è necessario affrontare la nuova realtà del lavoro e del tempo
(sempre più) libero: ho fiducia nella risoluzione di questo nuovo paradigma, a
patto che la ricchezza e la conoscenza trovino una più equa distribuzione”.
Il
Festival della Crescita by night
Quello del “Festival della Crescita by night” è
stato un vero e proprio laboratorio sperimentale coordinato da Luisa Cozzi di Expopportunity che
afferma: “un radicamento nel territorio è
vitale al punto che noi quest'anno, per il Festival della Crescita di Francesco
Morace, abbiamo proposto una versione by night concepita per portare gli stessi
temi trattati alle Stelline all'interno di comunità pulsanti, come le social
street e i social district, dove la gente si ritrova per condividere
conoscenza, emozioni e luoghi. E' stata l'occasione nella quale il Pensare e il
Dire si sono trasformati nel Fare, concetto tanto caro ai meneghini di
qualsiasi provenienza o estrazione”.