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sabato 23 maggio 2009
Ambiente. Croci: “Studio del Politecnico su polveri fini conferma validità scelte del Comune”
Milano, 23 maggio 2009 - Ieri mattina, presso il Museo della Scienza e della Tecnologia, sono stati presentati i risultati dello studio su "Emissioni fini e ultrafini da impianti di combustione", commissionato da FederAmbiente e condotto dal Politecnico di Milano assieme a Leap (Laboratorio Energia e Ambiente Piacenza).
"Lo studio – ha dichiarato l'assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente Edoardo Croci - fornisce spunti importanti per indirizzare le politiche del Comune e soprattutto suffraga in modo scientifico le scelte fin qui attuate in campo energetico e ambientale come la termovalorizzazione dei rifiuti, una strada intrapresa con decisione dall'Amministrazione, che pone Milano a livelli di eccellenza. I risultati dimostrano come le emissioni di questi impianti abbiano concentrazioni di polveri fini e ultrafini talvolta inferiori a quelli presenti nell'aria dove sono localizzati. Invece viene messo in evidenza il ruolo particolarmente inquinante dei processi di combustione degli autoveicoli e delle caldaie a gasolio. Il nostro forte impegno nei confronti dell'ambiente è dimostrato anche dallo sviluppo del teleriscaldamento e dagli incentivi, per un totale di 3.5 milioni di euro, messi a disposizione per la sostituzione delle caldaie più inquinanti. Un dato significativo: una caldaia a gas naturale emette una quantità di polveri ultrafini che è inferiore di oltre 100 volte rispetto a una alimentata a gasolio o a pellet di legna, mentre il teleriscaldamento non genera alcuna emissione".
La ricerca, durata quasi due anni, ha coinvolto esperti in vari materie e si è avvalsa di strumenti particolarmente avanzati per la rilevazione "sul campo" di nano-particelle, grazie anche al contributo di diverse aziende tra le quali A2A e Amsa.
Le polveri ultrafini hanno una dimensione inferiore ai 0.1 micrometri. Per lo studio sono state impiegate strumentazioni per la misura delle polveri ultrafini sia di origine primaria (cioè la frazione di materiale rilasciata già come particelle al punto di emissione) sia di origine "secondaria" (ovvero particelle originate in atmosfera, a valle dell'espulsione dei fumi dal camino dell'impianto).
Lo studio conferma che, tra gli impianti di combustione fissi, le emissioni più basse, anche in termini di numero di particelle ultrafini, sono quelle dei bruciatori a gas, mentre tra quelle più alte figurano le caldaie a combustibili solidi (carbone, biomasse) e liquidi.
Nell'analisi epidemiologica dello studio si sottolinea come recentemente si stia considerando un possibile ruolo differenziato tra polveri fini e ultrafini: "le polveri fini – si legge nel rapporto - sono tendenzialmente associate a effetti immediati (latenza di 0-1 giorni) prevalentemente respiratori, mentre le polveri ultrafini ad effetti relativamente ritardati (latenza di 4-5 giorni) prevalentemente cardiovascolari" e che gli effetti delle due frazioni appaiono indipendenti, di conseguenza "la misura delle polveri fini non può essere utilizzata come indicatore d'esposizione a quelle ultrafini", anche se si sottolinea nel contempo come, per mancanza di misure d'esposizione ben ricostruite su vasti campioni di popolazione, queste evidenze siano molto deboli e che le stime di rischio abbiano significatività statistica limitata.
Lo studio suggerisce che gli effetti sulla salute di polveri fini e polveri ultrafini possono essere diversi e che i parametri da utilizzare per stabilire gli effetti del particolato atmosferico possono essere differenziati: la massa (come è attualmente) per la componente fine e il numero e/o la superficie specifica per la componente ultrafine.
Per quanto riguarda i termovalorizzatori, lo studio conclude che "le concentrazioni all'emissione sono simili a quelle nell'aria ambiente e sono di poco superiori e quelle dei fumi di caldaie civili alimentate a gas naturale. La presenza di polveri ultrafini nei fumi emessi dai termovalorizzatori è sistematicamente inferiore (almeno 100 volte) a quelle nei fumi delle caldaie civili alimentate a pellet di legna o a gasolio.
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Redazione del CorrieredelWeb.it
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