A s s o e d i l i z i a
Presentato al Circolo Filologico il libro "Là dove c'era … ora c'è"
UNDICI GIORNALISTI TESTIMONI DELLA TRASFORMAZIONE DI MILANO
Colombo Clerici: "Continuo ad avere fiducia nella sua forza interiore"
Benito Sicchiero
Com'è diventata Milano? Sono cambiate le strade, le piazze, i grattacieli ne hanno modificato lo skiline oscurando la Madonnina, suo simbolo: ma soprattutto è cambiata l'anima della città.
Ne hanno parlato tre tra i migliori giornalisti del quotidiano La Repubblica
(due immigrati, a conferma di quanto chi qui è giunto abbia nel cuore Milano) al Circolo Filologico presentando il libro "Là dove c'era … ora c'è", Edizioni Meneghina, 160 pagine ricche di foto testimoni della trasformazione.
Cinzia Sasso, Filippo Azimonti e Carlo Brambilla - assieme a Luigi
Bolognini, Anna Cirillo, Zita Dazzi, Laura Fugnoli, Lucia Landoni, Simone Mosca, Massimo Pisa, Franco Vanni – hanno pubblicato sul quotidiano, da luglio a settembre 2011, trentaquattro "ritratti
urbani" di situazioni, quartieri singoli edifici che guidano il lettore fra altrettante trasformazioni che il capoluogo lombardo ha conosciuto nella sua storia recente.
Là dove c'era lo zoo, nei giardini di via Palestro, ora sorgono laboratori didattici; a Porta Garibaldi, al posto delle giostre e di
un selvaggio boschetto, svettano i grattacieli di vetro e acciaio emblemi di umanissime vanità; Brera ha visto sparire le trattoriette e i caffè rifugio di artisti squattrinati, sostituiti dai ristoranti di
lusso; il Palazzo dei giornali, edificato dal fascismo e poi culla
dell'informazione democratica, è quasi vuoto; via Gluck non ha più un filo d'erba, ma molti cinesi; le Stelline non ospitano più orfanelle
ma convegni e mostre; l'area della Carlo Erba, simbolo della Milano
industriale, coltiva business e fitness.
Però Piazza Affari ha
mantenuto il ruolo storico di baluardo della finanza italiana e internazionale sia pur malconcia (meno male che c'è il Dito di
Cattelan a dissacrare il culto di dio Mammona); e le banche si sono
diffuse come funghi dopo la pioggia del benessere che tanto robusto, a
quanto pare, non era.
Ma – è l'amaro commento dei cronisti evidentemente meno interessati ai
trionfi del materiale – Milano, che era la città delle opportunità,
non riesce a dare la giusta immagine di sé.
E' come si fosse fermata.
E' sparita la sua mitica nebbia, come è sparita la sua anima.
Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia che rappresenta i
proprietari di casa e che fa parte delle antiche famiglie milanesi, così commenta: "E' un bene o un male per la città quanto è avvenuto? Non so. Milano è nel pieno della sua terza trasformazione in pochi
decenni: città industriale, città degli uffici ed oggi della tecnologia e della ricerca.
E' comprensibile che modifichi il proprio
volto.
E non sarei negativo sulla sorte della sua anima: è la capitale del volontariato, è capace di respingere le storture etiche e civili
che altrove si radicano avvelenando il territorio. Dobbiamo avere ancora fiducia nella sua forza interiore".
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