Dichiarazione del presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici nel corso dell'intervista rilasciata a "Il Giorno" e pubblicata il 10 agosto 2012 :
« Nella dismissione dei beni pubblici ( immobili e partecipazioni ) Stato ed enti locali non devono comportarsi come un qualunque privato cittadino: cessione materiale del bene ad un acquirente terzo.
Con la conseguenza che, se debbono dismettere in tempi brevissimi e gli immobili non si trovano nelle condizioni ottimali per la vendita, alla fine essi son costretti a "svendere"( la rivalutazione del bene finisce a farla l'acquirente e non il venditore ).
Ma dovrebbero conferire i beni stessi in fondi affidati alla gestione di appositi soggetti creati sempre dall'ente pubblico, finalizzando la stessa alla loro rivalutazione.
I titoli rappresentativi dei fondi andrebbero collocati sul mercato della libera sottoscrizione da parte dei risparmiatori privati : una sorta processo di finanziarizzazione degli immobili pubblici.
E' chiaro che , ove la redditivita' dei beni non bastasse a rendere competitivo questo investimento rispetto ad altre forme di investimento, il prezzo di collocamento dovra' tener conto dell'esigenza di rendere lo stesso remunerativo: in altri termini il prezzo sara' adeguatamente ridotto rispetto a quello di mercato.
In tal modo potranno esser conferiti utilmente nel fondo anche immobili dalla scarsa o nulla redditivita' diretta, come ad esempio quelli destinati all'attivita' istituzionale degli enti pubblici.
Verra' a crearsi un mercato di tali titoli, in cui i valori potranno apprezzarsi man mano che la gestione dei beni portera' gli stessi ad una valorizzazione economica.
Lo Stato e gli enti pubblici conferenti, ove mantenessero in portafoglio una quota dei titoli emessi, con la rivalutazione degli stessi nel tempo, potrebbero anch'essi beneficiare di un vantaggio patrimoniale.
E' opportuno aggiungere che tale forma di dismissione, a differenza della cessione materiale dei beni, non avrebbe interferenze negative sul mercato immobiliare, in quanto non produrrebbe un repentino accrescimento dell'offerta immobiliare.»
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