di Roberto Malini, Gruppo EveryOne e Desbele Mehari, Comitato Rifugiati Eritrei della Lombardia
Milano, 29 gennaio 2011. A Milano, nello spazio antistante la Rappresentanza milanese della Commissione europea, si è tenuto stamattina a partire dalle 10 il presidio pacifico per chiedere all'Unione europea di confermare le promesse che ormai un mese fa lo Special rapporteur sul reinsediamento dei rifugiati nell'Ue ha fatto ai difensori dei diritti umani del Gruppo EveryOne. Promesse che riguardavano: a) un intervento sollecito da parte della Commissione per chiedere al governo egiziano l'intervento delle forze dell'ordine nelle città di Rafah, al-Arish, al-Gorah e Sheikh Zuweid, finalizzato alla liberazione dei profughi eritrei, etiopi, somali e sudanesi ancora nelle mani dei trafficanti; b) la richiesta alle autorità della repubblica Araba d'Egitto di permettere all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e, se possibile, a una delegazione Ue di incontrare i duecento profughi arrestati dopo la liberazione da parte dei predoni presso il confine israeliano - attualmente detenuti nelle carceri del nord del Sinai - affinché sia valutato il loro diritto a protezione internazionale; c) la conferma di quote migranti ripartite per i diversi stati dell'Unione relative al reinsediamento degli stessi profughi attualmente in carcere in Egitto e Israele; d) un atto di stigmatizzazione verso i governi - come l'Italia - che violano sistematicamente la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati nonché la normativa Ue, attuando respingimenti e politiche persecutorie o negando ai profughi accolti in Italia i loro diritti, sanciti dalla succitata Convenzione; d) un impegno rinnovato e più efficace nella lotta al traffico di esseri umani. La Rappresentanza della Commissione europea - la cui lentezza burocratica è ormai patologica - ha rinnovato l'impegno a sostenere i diritti dei rifugiati negli stati Ue, annunciando a breve atti formali riguardo a ciascuno dei punti indicati. Un altro aspetto nuovo, positivo e "storico" del presidio in corso Magenta è stata la presenza di tutte le associazioni di profughi milanesi e lombarde e in particolar modo di una cinquantina di eritrei che fanno parte del Comitato Rifugiato Eritrei della Lombardia, che hanno condiviso con gli attivisti, i giornalisti e i cittadini solidali la loro esperienza, simile sotto molti aspetti all'odissea che è toccata ai loro fratelli nel nord del Sinai e non ancora conclusasi. Un giovane eritreo, fratello di una delle ragazze ancora nelle mani dei trafficanti, ha manifestato la grande amarezza di tutta la comunità dei rifugiati riguardo al silenzio internazionale che circonda tanti esseri umani innocenti, già vittime di lutti, violenze, torture, mutilazioni e stupri: "Purtroppo lo stesso razzismo che ci colpisce in Italia, negandoci anche i diritti più elementari, accompagna i nostri congiunti e i nostri amici nelle mani dei predoni. Nessuno li vuole, nessuno partecipa alla loro tragedia e nessuno prende le loro parti, perché non portano voti né altri vantaggi. L'Olocausto che ha colpito gli ebrei qui in Europa lo scorso secolo, e che è avvenuto nell'indifferenza dei non ebrei, adesso colpisce noi africani, senza che delle loro morti e del loro dolore importi a nessuno". Dopo l'incontro di oggi, la sinergia fra i profughi e la rete solidale proseguirà, per evitare che tante tragedie causate dal mancato rispetto della Convenzione di Ginevra e dalle politiche messe in atto dai partiti razzisti si consumino dietro una cortina di freddezza e censura. Riguardo a tale aspetto, dopo tante conferme di presenza al presidio da parte dei quotidiani e dei network, si è fatta vedere solo una giornalista de L'Avvenire, mentre degli altri media hanno partecipato all'evento (come purtroppo era prevedibile) solo gelidi fantasmi invernali.
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